Mostra "La Camicia Bianca Secondo Me" di Gianfranco Ferré
























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Sono stata invitata da corrispondente del quotidiano coreano per visitare la mostra a Prato: LA CAMICIA BIANCA SECONDO ME. GIANFRANCO FERRÉ (dal 1° febbraio 2014).
I giornalisti partiti da Milano erano più o meno 50, tutti sono del settore di moda. Ufficio stampa della mostra è Torricelli, che ha organizzato molto bene con cura. Ci siamo incontrati a casa Italo alla stazione di Garibaldi, abbiamo viaggiato in prima classe fino a Firenze, poi pullman fino al Museo del Tessuto di Prato. In questo viaggio ho conosciuto un carissimo amico Giorgio Ciccone(clicca il nome per visitare il suo blog)
Questa mostra è ideata e organizzata dalla Fondazione Museo del Tessuto di Prato – istituzione italiana per la valorizzazione e la promozione del patrimonio tessile locale, nazionale ed internazionale – e dalla Fondazione Gianfranco Ferré – nata per far conoscere e diffondere il messaggio dello stilista e condividere con le nuove generazioni tutte le declinazioni della sua attività – la Mostra vuole essere un omaggio al lavoro e al talento dello “stilista architetto”.
Gianfranco Ferré fin dagli esordi, si fece portavoce di un dialogo continuo tra architettura e moda, rendendo possibile una contaminazione tra due linguaggi difficili e complessi.
“Direi che buona parte del mio iter creativo si spiega alla luce del mio background e della mia formazione come architetto. Per me la moda è poesia, intuito, fantasia, ma è anche metodo e atteggiamento progettuale che si fonda sulla concezione dell’abito come risultato di un intervento programmato e consapevole sulle forme. “
In un gioco di leggerezze e luci, 27 camicie – selezionate tra le più straordinarie create in oltre venti anni di attività – insieme ai suoi disegni, permetteranno di entrare in contatto con la poetica sartoriale di Ferré e i suoi innovativi slanci progettuali. 





 IL PERCORSO ESPOSITIVO
La mostra è allestita nei suggestivi spazi del Museo del Tessuto di Prato: 3.000 mq recuperati all’interno dell’ex Fabbrica Campolmi, uno tra i più monumentali esempi di archeologia industriale di tutta la Toscana.
Il percorso espositivo si sviluppa nelle due ampie sale al primo piano, dove il visitatore scoprirà l’approccio tecnico-progettuale dell’architetto Ferré nella costruzione del capo- camicia. Grazie ad installazioni artistiche di grande suggestione sarà possibile approfondire la complessità e l’ingegno insiti nella costruzione di alcune delle camicie più strutturate, individuando i passaggi cruciali più originali dello sviluppo del capo.
Nell’ambiente successivo il candore e la meraviglia delle camicie dal vero sorprendono per trasparenza e volumi, per rigore ed enfasi delle forme come un piccolo esercito di capolavori sartoriali suscitando grande emozione come in una dimensione onirica.
IN MOSTRA
Tra i capi:
Il bustier di seta che, aprendosi come una calla delicata, “svetta come una corolla, incorniciando il viso” quasi sfidando le leggi della gravità.
La spettacolare camicia “rovesciata” in cui la logica di costruzione è talmente originale che trasforma il capo in puro oggetto di design.
L’essenzialità e il genio di un solo macro collo che si fa camicia.
La leggera sontuosità della creazione “merveilleuse”.

In mostra anche un’ampia collezione di immagini e disegni – materiali tecnici unici per l’eccezionalità del tratto di Ferré, capace di raccontare in pochissimi lampi l’idea forte che vi è dietro ogni progetto, evidenziando particolari preziosi come le tipologie di tessuto, i dettagli teatrali o le rifiniture nascoste.
Completeranno l’allestimento macro proiezioni ed installazioni multimediali con immagini e video di sfilate provenienti dall’Archivio della Fondazione Ferré. Un’ampia e puntuale panoramica sull’evoluzione stilistica della sua camicia bianca nel corso degli anni.
Con la mostra “La camicia bianca secondo me. Gianfranco Ferré”, Il Museo del Tessuto di Prato conferma la direzione strategica della propria offerta espositiva che dal 2005 propone, ormai a cadenza annuale, mostre focalizzate sulla moda di livello internazionale.
Questa scelta di raccontare il tessuto anche attraverso la valorizzazione del sistema moda corre parallela alla conferma del ruolo di Prato come protagonista nella produzione di moda internazionale: come il distretto produce moda così il museo che rappresenta l’identità tessile del territorio produce cultura della moda.


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